mercoledì 8 maggio 2019

I DIRITTI NON SONO FAVORI

Proposta politica del Partito Pirata sulla disabilità




Se mi discrimini, paghi. 
Multe per chi non riconosce i diritti dei disabili 


In Italia e in Europa esistono già tutte le leggi per evitare la discriminazione delle persone con disabilità, come stabilisce l’art. 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.


Non dimentichiamo, inoltre, che UE ha ratificato nel 2011 la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. 


Il problema è che non vengono rispettate.

Perché così economicamente conviene agli amministratori pubblici e privati .
I diritti costano,  inutile girarci intorno. 
Ma“investire” sul rispetto dei diritti non è un’abitudine che si accompagna alla politica.
Non crea consenso popolare investire nel futuro, specie di chi è un disabile invisibile.

Se qualcosa viene concesso per "sensibilità politica e/o amministrativa", allora quella cosa non è un diritto, ma un favore. 

Le persone con disabilità sono cittadini detentori di DIRITTI, non di accondiscendenza istituzionale.

Esiste quindi una soluzione semplice: rendere esigibile la non discriminazione, come direbbe un avvocato. 
Come? 
Facendo in modo che alla discriminazione subita segua una sanzione  giornaliera, che parte dal momento in cui viene segnalata.
Tale sanzione verrebbe quindi pagata da chi ne è responsabile e verrebbe goduta come risarcimento della lesione subita dalla persona offesa, quando  incide su un diritto fondamentale (alla salute, all’istruzione, alla libertà di movimento ecc.).

Non posso prendere l'autobus o la metro perché inaccessibile a un disabile? Paghi. 
Non posso  accedere a d un ufficio o ente pubblico a causa di barriere insormontabili? Paghi. 
Subito. 
E fino a quando non sarà reso effettivo quel diritto, che altrimenti vale solo in teoria. 
L'effetto di questa modifica sarebbe duplice:
1. far rispettare immediatamente la legge ad amministratori pubblici e privati, abbattendo barriere, garantendo i servizi, erogando presidi adeguati ecc.
2. EMPOWERMENT delle persone con disabilità che sarebbero spronate a conoscere i propri diritti, e a farli valere, sentendosi cittadini europei degni di rispetto come tutti. 






Molti di voi leggono questo blog da anni, per chi non mi conosce mi riassumo descrivendomi come.... una “mamma al contrario”, cioè un genitore destinato a...sopravvivere al proprio figlio e, soprattutto, destinata ad imparare da lui più che insegnare. 
La cosa più importante che mio figlio Simone mi ha insegnato sin dal suo primo istante di vita è quella di non arrendersi MAI senza combattere. E vi assicuro che sono pochi al mondo gli individui capaci di combattere, avanzando con ironia passo dopo passo contro una sorte totalmente ostile, come mio figlio. 
Non è possibile restare alla finestra quando si trascorre la vita accanto ad una persona simile!
E' per questo che, davanti al gravissimo attacco che da troppo tempo stanno subendo le persone in condizione di estrema fragilità dei diritti più elementari, come siamo mio figlio ed io, ho deciso di ribellarmi fino in fondo diventando una PIRATA. 
Non tutti sanno che i pirati sono stati i primi a costruire una DEMOCRAZIA SOLIDALE: sui loro galeoni non c'erano “capi” e tutte le decisioni venivano votate, mai subite.
Ma, soprattutto, i PIRATI sono stati tra i primi a realizzare un vero e proprio sistema di previdenza ed assistenza per chi di loro rimaneva disabile nella battaglia. 
Un sistema radicato spontaneamente sul valore dell'UGUAGLIANZA SOSTANZIALE, proprio quel valore che sembra non appartenere più agli atti concreti della politica attuale, che trova più facile “far cassa” ed approfittarsi di chi sembra avere pochi strumenti per difendersi ed una voce troppo flebile per essere udita. 
E' per questo che mi sono buttata in questa impresa: voglio provare ad essere la cassa di risonanza contro una politica che ci espone come “casi umani”, senza riconoscere ne' il nostro disagio ne' il nostro valore.
In Italia in pochi conoscono il Partito Pirata, che è invece molto attivo soprattutto in Nord Europa, dove rappresenta l'emblema delle battaglie sui diritti democratici a partire dal diritto alla libera conoscenza, che è il diritto umano più importante, perché è solo attraverso la CONOSCENZA che si può essere liberi. La conoscenza non è uno slogan, come non sono slogan i Diritti Umani: i diritti sono tali solo se vengono agiti. 
Quello che caratterizza i PIRATI in Europa è proprio questo: noi non parliamo, AGIAMO. 
E' per questo che ho scelto per rappresentarmi un urlo di battaglia che non da adito a nessun fraintendimento: “I DIRITTI NON SONO FAVORI”!


martedì 7 marzo 2017

E LA BATTAGLIA CONTINUA...


In questa importante inchiesta della RAI su "Presa Diretta" viene finalmente fotografata, senza querimonie, la colpevole negligenza istituzionale e della politica in Italia. 
Gli autori,  Giuseppe Laganà ed Alessandro Macina, hanno analizzato nei dettagli la profonda carenza di politiche nazionali in supporto a quei 4 milioni, il 6,7% della popolazione italiana, che affrontano un'emergenza sociale e sanitaria nella totale invisibilità.
Si parla anche di Isee e dei recenti ricorsi che continuano a dar ragione ai cittadini contro le continue vessazioni istituzionali.

Per vedere l'inchiesta su RAI PLAY


Diverse sono le novità anche sul fronte delle persone con disabilità e sui loro familiari.

Consigliamo di leggere questi due articoli de

IL REDATTORE SOCIALE:

Non autosufficienza, caregiver a rischio salute: alleati per non ammalarsi

Non autosufficienza, caregiver a rischio salute: alleati per non ammalarsi

La non autosufficienza fa ammalare anche il familiare che assiste: è questo il punto di partenza dell’iniziativa promossa da un gruppo di “familiari alleati”, alle prese ogni giorno con la disabilità di un proprio caro. Una tabella sul “rischio salute” e un test per valutare contesto, bisogni e risorse, mettendo a punto risposte individualizzate

06 marzo 2017
ROMA – Non solo “caregiver familiari”, ma meglio ancora “familiari alleati”: alleati dei loro cari con disabilità, ma alleati anche delle istituzioni, che su di loro si appoggiano, sostenendoli in maniera quasi sempre inadeguata, per rispondere al bisogno assistenziale di chi non è autosufficienze. Di loro si parlerà stasera a Presa Diretta, nella puntata “Lasciati soli”, dedicata a non autosufficienza e assistenza: un assistenza che pesa soprattutto sulle spalle dei familiari, “caregiver” e “alleati”.
Alcuni di loro, sostenuti e accompagnati da uno psicologo con disabilità, che meglio può comprendere le loro condizioni, hanno elaborato due strumenti utile per definire e misurare le rali esigenze di ogni famiglia, nel momento in cui si pensa finalmente a una legge che riconosca e tuteli i caregiver familiari. “Definire con precisione il contesto di caregiving nel quale vive la persona con disabilità permetterebbe la precisa individuazione degli obiettivi  nello stanziamento delle risorse – spiega Chiara Bonanno, una delle promotrici, sul blog “La cura invisibile”- Diventa indispensabile, in sede di prossimità istituzionale, riuscire a valutare e definire in maniera univoca ed efficace le situazioni che richiedono interventi urgenti, sia di tipo "strutturale" che di approfondimento diagnostico,  per capire “dove” e “cosa” mettere in campo nell'intervento sociale”. I due strumenti messi a punto da questo gruppo sono una tabella sul "rischio salute" e un test per misurare fattori strutturali e carico psicofisico.
La tabella. La prima indica una serie di patologie in cui incorre frequentemente il caregiver familiare a causa dell’attività di cura e assistenza in cui è impegnato in modo continuativo. “Il legame spesso totalizzante tra il familiare e la persona con disabilità crea sicuramente un contesto di elevato stress psico fisico - afferma Elena Malagoli, caregiver familiare - Un familiare che viene lasciato solo a svolgere una continua attività di cura e assistenza è sottoposto a un elevato rischio di patologie, causate da continui sforzi fisici, dalla mancanza di riposo, specie notturno, dalla mancanza di vita relazionale e tempo per la cura di sé. Questo rappresenta un contesto di elevata criticità sanitaria e di rischio non solo per il familiare stesso ma anche e soprattutto per la persona con disabilità che viene assistita. Esporre un familiare al rischio di gravi patologie che vanno dai disturbi psichiatrici con l'aumento tendenze suicide, fino alle degenerazioni muscolo-scheletriche e neoplasie, segnala una grave negligenza istituzionale verso la cittadinanza più fragile”.
Queste difficoltà non variano sensibilmente a seconda della disabilità, ma piuttosto a seconda del contesto ambientale e delle risorse presenti nel territorio: “Le differenze non dipendono dal tipo di disabilità, ma da numerosi altri fattori e dalla loro unica combinazione – spiega un’altra caregiver familiare, Cristina Sbordoni - Un contesto di caregiving può cambiare radicalmente se, per esempio, la condizione abitativa cambia. Non mi riferisco solo all'accessibilità dell'abitazione ma anche alla dimensione ambientale che può esistere se si vive un piccolo paese dove si conoscono tutti (e dove, per esempio, tutti possono collaborare nella vigilanza e sostegno di una persona con disabilità intelletiva) o in un'area metropolitana. Ecco perché è indispensabile ‘fotografare’ il contesto individualizzato di caregiving per poter fornire la risposta giusta per quell'unico tipo di criticità".
Il test. Ed è queto, appunto, l'obeittivo del test: un’intervista strutturata che, “oltre a misurare il ‘carico di impegno’ del familiare alleato – spiega Bonanno - consente anche di individuare gli interventi operativi necessari e prioritari, per mettere in sicurezza il contesto in cui vive la persona con disabilità e il suo nucleo familiare. Vuole uno strumento operativo con il quale organizzare al meglio le risorse disponibili – continua Bonanno - selezionando quelle realmente necessarie e, quindi,  generando un regime virtuoso di interventi socio assistenziali che non grava con ulteriori oneri sulla collettività. Questo perché, indipendentemente da una norma ben fatta, occorre mettere in campo degli strumenti che valutino efficacemente i contesti individuali e che individuino selettivamente le risposte più adeguate, attivando, tra le risorse disponibili, quelle che hanno la connotazione di risposta personalizzata a quello specifico contesto. Solo così si potranno prevedere degli stanziamenti pubblici che siano reali investimenti nella produzione di maggiore dignità per le persone con disabilità”. (cl)
© Copyright Redattore Sociale

Caregiver familiari, ecco il test per valutare bisogno e risorse

Caregiver familiari, ecco il test per valutare bisogno e risorse

Elaborato da un gruppo di caregiver, insieme allo psicologo con disabilità Lelio Bizzarri, misura il carico di impegno e i bisogni prioritari, per organizzare al meglio le risorse disponibili. 63 domande a risposta chiusa, per misurare “fattori strutturali” e “carico di lavoro”. Intervista allo psicologo Bizzarri

06 marzo 2017
ROMA – Caregiver familiari, ma spesso anche professionisti, o ex-professionisti, del settore socio-sanitario: sono loro gli autori del test per misurare carico e bisogni del “familiare alleato” come amano chiamare chi, come loro, presta la propria assistenza continuativa a un familiare non autosufficienza. “E’ il frutto di un lavoro complesso di confronto, durato mesi, nella quale ognuno di noi ha messo a disposizione le rispettive competenze professionali acquisite sul campo – ci spiega Cristina, una delle autrici - Elena, per esempio, ha condiviso la propria visione sistemica applicandola alla operatività nel regime di un  intervento multidisciplinare che faceva parte del bagaglio professionale di Chiara”.
Obiettivo del test è “inquadrare al meglio ogni contesto di caregiving in cui vive una persona con disabilità – spiega Elena, anche lei caregiver e autrice del test - Quindi dovrebbe essere adottato sia a livello di prossimità istituzionale (nei vari servizi) che a livello di ricerca universitaria per permettere la costruzione e la sperimentazione di risposte istituzionali più efficaci e mirate. L'abbiamo proposto anche in sede di discussione in Senato perché siamo convinti che, indipendentemente dal testo di legge che verrà elaborato, ed indipendentemente dallo stanziamento di fondi ad esso collegato, questo strumento possa permettere un cambio immediato nelle condizioni di vita sia del familiare che assiste che della persona con disabilità”.
Fondamentale, nella messa a punto di questo strumento, è stata la professionalità di Lelio Bizzarri, psicologo che, grazie alla sua disabilità, comprende particolarmente bene le condizioni e le istanze di questi “familiari alleati”.
Quale può essere, secondo Lei, la funzione di questo test?La funzione del questionario è quella di evidenziare le situazioni più critiche e di indirizzare gli interventi in termini di priorità e di leve sulle quali agire per migliorare la qualità della vita e prevenire il precipitare dello stato di salute del caregiver e, conseguentemente, della persona con disabilità e di tutto il nucleo familiare. Esso è stato concepito per fare una sorta di “anatomia” degli elementi di criticità e dell’impatto di essi in termini di stress e di mutamento dello stile di vita del caregiver. L’obiettivo finale è quello di sollecitare interventi mirati a rendere più efficiente la gestione delle difficoltà della persona con disabilità, garantendo un buon livello di qualità della vita a tutto il nucleo familiare. La filosofia di fondo è che il caregiver familiare, pur mantenendo il suo ruolo di punto di riferimento della persona con disabilità, possa essere innanzitutto tutelato nella sua salute fisica e mentale, ma anche nella possibilità di condurre una vita equilibrata da un punto di vista relazionale, sociale e di autorealizzazione.   
Come si è svolta la fase di elaborazione?L’elaborazione del questionario è partita dalle informazioni raccolte in 10 anni di attività clinica e centinaia di colloqui condotti con persone con disabilità e familiari. E’ stata così realizzata una prima stesura del questionario, poi affinato in più passaggi grazie alla collaborazione e i riscontri ottenuti da caregiver familiari i quali, a loro volta, hanno una lunga esperienza professionale nel sociale. Il contributo di questi ultimi è stato determinante nell’inserire domande che potessero ampliare più possibile l’adattabilità del questionario alle diverse tipologie di disabilità e di condizioni familiari, nel tarare i punteggi da assegnare alle varie risposte e nel rendere le domande più comprensibili e dirette possibile. Infine, sottoporre il questionario sin dalle prime fasi al giudizio di persone esperte e al contempo coinvolte personalmente è servito anche a valutare l’impatto della formulazione delle domande, al fine di evitare di suggerire le risposte o di dare una connotazione discriminatoria ad esse. 
In quante domande consiste? Quali aspetti intende sondare?Sono 63 domande, di cui però 22 sono riservate solo a quelle situazioni in cui sono presenti nel nucleo familiari più di una persona con disabilità. È strutturato in 2 sottoscale: la prima, “valutazione dei fattori strutturali”, comprende domande che rilevano lo stato di salute e l’età del caregiver familiare, la tipologia di disabilità della persona assistita, la necessità assistenziale e altri fattori che possono fungere da tampone quali il reddito del nucleo familiare la presenza di barriere architettoniche, ausili, servizi nel quartiere, ecc. La seconda sottoscala, “valutazione del carico psicofisico”, misura elementi come il numero di ore che il caregiver dedica all’assistenza, quante di queste in fascia notturna, l’impatto che ciò ha sulla qualità  e quantità del sonno, gli sforzi fisici a cui è sottoposto il caregiver, eventuali infortuni ecc. L’obiettivo di questa scala è, insomme, valutare la consistenza di condizioni che si ripetono nel tempo e che possono predisporre allo sviluppo di patologie fisiche e psicologiche connesse all’attività di assistenza del familiare con disabilità. 
Ci sono altri strumenti simili in Italia e in Europa?Non che ci risulti,  almeno per come questo questionario è stato strutturato. Strumenti analoghi sono centrati su elementi psicologici soggettivi piuttosto che sulla rilevazione di eventi manifesti, quindi misurabili. 
Quanto tempo richiederà la compilazione?La compilazione richiede tra i 15 e i 30 minuti, anche in funzione della presenza o meno di più di una persona con disabilità nello stesso nucleo familiare. 
Domande chiuse o aperte? Anonimo o personale?Le domande prevedono solo risposte chiuse, proprio coerentemente con l’intento di dare una definizione operativa degli elementi che si intendono rilevare. Inizialmente è stato ideato per la compilazione anonima, in modo che fosse agevolata l’autenticità. Tuttavia lo strumento si presta anche, come detto, ad essere utilizzato oltre che come strumento di rilevazione statistica, anche come intervista strutturata condotta da un operatore esperto, il quale sulla base delle riposte e dei punteggi ottenuti possa decidere di svolgere ulteriori approfondimenti valutativi e diagnostici o procedere a disporre interventi al fine di migliorare la qualità della vita del nucleo familiare. 
Come sarà somministrato? A quale campione pensate?Al momento le modalità di somministrazione sono ancora in fase di elaborazione. Di sicuro si dovrà cercare di sottoporre il questionario a persone che risiedono in diverse regioni d’Italia per rilevare come variano le situazioni a seconda della diversa disponibilità di servizi. (cl)
© Copyright Redattore Sociale

lunedì 18 luglio 2016

GLI ULTIMI DELLA FILA

La Rai ha mandato in onda,  in un orario da "ultimi della fila", un servizio che mostra uno spaccato della condizione di abbandono istituzionale delle persone non autosufficienti in Italia, e dei loro familiari. Le immagini che vengono mostrate sono molto crude ma necessarie per andare dritti al cuore dei problemi che vengono affrontati.
La battaglia sull'Isee viene raccontata direttamente dal Prof. Sorrentino ed il suo contributo in questo servizio lo rende talmente unico che vale la pena guardarlo fino in fondo. 


lunedì 30 maggio 2016

Isee: la battaglia continua all'ONU

Il provvedimento è stato approvato in fretta, senza avere il profilo d'urgenza. 
Infatti ricordiamo che le sentenze dei tribunali amministrativi sono autoapplicative quindi l'Inps, come stava più o meno già facendo, poteva recepirle senza la necessità di un decreto. 
Inoltre la modalità con cui è stato approvato l'emendamento, celandolo in una legge che nulla aveva che fare con la materia – evidentemente per bloccare il confronto politico - è quanto di più antidemocratico ed incivile si potesse realizzare a chiusura di una battaglia che aveva, invece, confermato una serie di gravi vessazioni da parte di questo governo nei confronti di una categoria di cittadini già particolarmente compromessa. 
Il Coordinamento Nazionale Famiglie Disabili, tra i promotori del ricorso Isee, intanto attende il pronunciamento della Commissione Onu per la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità su un ricorso presentato nel febbraio scorso nel quale ha denunciato il comportamento gravemente vessante del Governo Italiano verso i familiari delle persone con disabilità. 
Nel ricorso è stato inserito, quale aspetto particolarmente emblematico, proprio la vicenda dell'Isee . 
Non abbiamo alcuna intenzione di arrenderci e promuoveremo, anche a livello nazionale iniziative giuridiche e quanto altro necessario per il rispetto della nostra Costituzione e dei trattati internazionali elaborati proprio a tutela dei cittadini più fragili.

Si parla di Isee e del nostro ricorso anche a L'aria che tira





mercoledì 11 maggio 2016

L'ARROGANZA DEL POTERE: IL GOVERNO PONE LA FIDUCIA SULL'EMENDAMENTO ISEE



Questa la lettera appena partita per tutti i ‪Senatori‬ della Repubblica che oggi, 11 Maggio 2016, stanno facendo passare sotto silenzio nell'Aula del ‪Senato‬ la modifica del nuovo ‪ISEE‬ che penalizza fortemente e ancora una volta le persone e le famiglie con disabilità
Nessuno degli intervenuti finora ha affrontato nemmeno marginalmente l'argomento. 
La seduta riprenderà alle 16,30 (per seguire la diretta dall'Aula cliccare sul link)
Inoltre l'assordante silenzio fa ancora una volta pensare a due possibili cause: incompetenza e malafede
Malafede che il Governo, ponendo la fiducia sul provvedimento, sta invece palesando con sempre maggiore arroganza!!!

"A TUTTI I SENATORI

Vi scriviamo per denunciare lo scandaloso silenzio che sta accompagnando la conversione del DL 42/2016 - Disposizioni urgenti in materia di funzionalità del sistema scolastico e della ricerca – per la parte riguardante l’emendamento che ha modificato in Commissione 7, nonostante l’estraneità della materia del provvedimento in esame (procedura anticostituzionale ai sensi dell’art. 77, 2 comma, della Costituzione), il nuovo ISEE dichiarato illegittimo con la Sentenza 842/2016 del Consiglio di Stato nella parte riguardante le persone e le famiglie con disabilità. Trattandosi di materia particolarmente delicata e che coinvolge una parte importante – e fragile - della popolazione, riteniamo che non possiate sottrarvi alla denuncia di azioni che in modo subdolo si sta tentando di celare in provvedimenti che nulla hanno che vedere con la disabilità.

Infatti, invece di recepire la sentenza succitata la norma in esame non perde l’occasione per sferrare un nuovo e gravissimo colpo contro le persone con disabilità e le loro famiglie, persecuzione che ormai dura da troppo tempo e perpetrata da questo Governo come mai prima da nessun altro."


giovedì 5 maggio 2016

IL GOVERNO RENZI TENTA UN NUOVO COLPO DI MANO - Prosegue la persecuzione contro le persone e le famiglie con disabilità



Prosegue la persecuzione contro le persone e le famiglie con disabilità


Il 5 Aprile 2016 presso la VII Commissione del Senato - Istruzione Pubblica e Beni Culturali – è iniziata la discussione della legge di conversione del DL 42/2016 recante disposizioni urgenti in materia di funzionalità del sistema scolastico e della ricerca
Durante la seduta del 3 Maggio è improvvisamente apparso un oscuro emendamento governativo – i cui subemendamenti avevano un termine di pochissime ore per essere presentati – enigmaticamente estraneo al provvedimento in esame. 
Ma nessun Senatore sembra essersene accorto nonostante si volesse inspiegabilmente arrivare al voto in brevissimo tempo.
Si tratta infatti di un emendamento volto alle modifiche al nuovo ISEE, prescritte dalla sentenza del TAR e confermate dal Consiglio di Stato, che indubbiamente avrebbe richiesto un provvedimento specifico. 
La strategia è stata invece quella di occultare accuratamente tali modifiche, peggiorative e non in linea con quanto prescritto dai tribunali amministrativi, in un decreto che nulla aveva a che fare con il tema trattato, probabilmente per pilotare una votazione favorevole ad insaputa dei Senatori della Commissione. 
Tale omertosa prassi  è stata già dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale in quanto viola l'art.77, comma 2, della Costituzione Italiana. 
L’emendamento peraltro trasgredisce, stravolgendola, anche la sentenza del Tar 2549/2015 e quella definitiva del Consiglio di Stato 842/2016 che impone l’eliminazione di alcuni aspetti discriminatori delle franchigie rivolte alle persone con disabilità. 
Con questo emendamento queste verrebbero invece del tutto cancellate e sostituite con una scala di equivalenza, per il computo del reddito ISEE, pari a 0,5 ma uguale per ogni condizione di disabilità, elemento che cancella di fatto uno dei pochissimi aspetti positivi inseriti nella riforma dell’ISEE ossia la possibilità di parametrare lo strumento sul diverso grado di disabilità, da quella media alla non autosufficienza. E favorendo peraltro i redditi più alti.
Ricordiamo inoltre che le sentenze dei tribunali amministrativi sono autoapplicative. 
Infatti gli atti amministrativi, come il DPCM 159 del 5 Dicembre 2013 che ha riformato l’ISEE, non essendo leggi primarie sono riformabili direttamente dalla giustizia amministrativa come di fatto è avvenuto e quindi chi non le rispetta sta commettendo un reato.  
Dal Governo agli Enti Locali dall’INPS ai CAF che non le applicano, sono quindi tutti complici di abusi contro le persone e le famiglie con disabilità.
Ma non è finita. 
Nell’emendamento sono inoltre inclusi altri aspetti estremamente dannosi tra i quali l'impossibilità per gli utenti con disabilità di vedere corretti gli illeciti pregressi, come se nulla fosse accaduto, oltre alla volontà di scaricare completamente sugli Enti Locali la spesa provocata dagli errori imperdonabili di questo Governo, commessi e reiterati nel corso degli ultimi tre anni. 

Le famiglie non intendono fermarsi. 

Hanno sconfitto questo Governo dispotico  nei Tribunali e attraverso la corretta applicazione delle leggi italiane e, se necessario, lo faranno ancora fino a che le istituzioni del paese non si rivolgeranno al mondo della disabilità per dare sostegno e risposte concrete, come accade in tutti i paesi civili, e non per fare cassa proprio sui più fragili!


lunedì 18 aprile 2016

ORA E’ CERTEZZA! L’ISEE ILLECITO VIENE MODIFICATO DALL’INPS SE CONTESTATO

L’INPS HA CORRETTO LA DSU ELIMINANDO LE INDENNITA’ ED APPLICANDO CORRETTAMENTE LE FRANCHIGIE. 
In seguito alle richieste di rideterminazione dell'Isee con messa in mora, che in molti hanno inviato all'INPS, l'Istituto ha risposto – abbiamo più di una comunicazione proveniente da territori diversi e a firma di diversi dirigenti ma con lo stesso identico testo - che è possibile correggere l'ISEE applicando la Sentenza del Consiglio di Stato che lo ha reso illegittimo. 

Comunica infatti l'INPS che:



L’immagine allegata a questa nota riproduce solo le parti più importanti della lettera inviata dall’INPS

Sotto il profilo pratico e procedurale, onde evitare la perdita di opportunità, si fa presente che l'attestazione ISEE rilasciata dall'INPS può essere contestata per far rilevare le inesattezze riscontrate nei dati relativi ai trattamenti acquisiti dagli archivi dell'INPS.”
“Occorre, in sostanza presentare tramite CAF il Modulo integrativo FC.3 (che sembra corrispondere alla contestazione online), compilando il Quadro nelle sezioni I e III per chiederne la rettifica, autodichiarando in tal modo esclusivamente gli eventuali trattamenti diversi da quelli percepiti in ragione della condizione di disabilità che continuano a rilevare anche dopo le sentenze del Consiglio di Stato (v.art.11, comma 7 del D.P.C.M. Citato ed art.3 del decreto interministeriale 7 novembre 2014). A tal proposito, si veda anche quanto riportato nelle istruzioni per la compilazione della DSU, parte 4, paragrafo 1.”

Per chi vorrà rivolgersi ad un CAF consigliamo di portare con sé copia di questa lettera chiedendo l’applicazione della contestazione indicata.

Per semplificare riportiamo passo passo anche le azioni da praticare online sul sito dell'INPS, per coloro che avessero richiesto l’ISEE tramite tale mezzo:

- Andare sul sito dell'INPS www.inps.it
- Cliccare, nella sezione "servizi online", su "accedi ai servizi"
- Nel menu di sinistra cliccare su "servizi per il cittadino"
- inserire il codice fiscale ed il PIN della persona interessata
- Cliccare - cercandolo nell'elenco principale - su "ISEE 2015"
- Nella sezione "gestione" cliccare su "apri il fascicolo"
- Nella sezione "ricerca il fascicolo" cliccare su "apri il fascicolo"
- Nella sezione "azioni" cliccate sul simbolino blu con la chiave inglese e quindi su "contestazione"
- Correggete le cifre che volete contestare (mettendo a 0 le indennità)
- Nel menu a sinistra andate su "sottoscrizione" e nelle note inserite che avete detratto le indennità e che richiedete - nel caso di disabili maggiorenni - l'applicazione delle franchigie massime 
(per suggerimenti vedi foto)
- Confermate e salvate la ricevuta